giovedì 13 settembre 2007

Semilibertà

La sveglia suona un'ora più tardi, il corpo scende dal letto dopo un'altra ora. Oggi è il primo giorno. Bevo la lunga conservazione che trovo nel frigo e mi vesto velocemente. Evito di pensare, potrebbe essere controproducente, ma non ci riesco del tutto. L'auto è dove l'ho lasciata, devo spendere un po' di stipendio. Girando l'angolo mi sorprendo della presenza di due giganti metallici, due di quelle grandi macchine da divertimento, una con tante cabine e l'altra con forma idonea alla navigazione. Questa sera qualcuno cercherà di divertirsi. Pochi metri e mi ritrovo bloccato nel traffico dell'istruzione. Un sacco di adulti aspettano piccoli uomini sgambettanti in uscita dalla grande costruzione del sapere.
Nella sala dei pagamenti viene estratto il mio numero, "buon giorno", nessuna risposta, non va più di moda salutare. Estinguo un paio di debiti scaduti ed imparo a non salutare. Mi dirigo verso il grande venditore di elettronica, musica ed immagini, due oggetti in grado di riprodurla e catturarle. Pago e saluto, qui la moda deve ancora arrivare. La testa pulsa, piena di libertà, solitudine, futuro prossimo, 80 dollari al barile, passato remoto. Lasciare l'auto in questa città è impresa da veterani, emetto una quantità extra di anidride carbonica e finalmente infilo il carro fra due linee blu. Mi incammino verso un rivenditore di carta scritta, mi serve una guida, a dire il vero me ne servirebbero molte, ma sembra non siano state ancora pubblicate. Sulle scale mobili mi raggiunge un grido di adulto che invoca "mamma", mamma? Questo deve proprio essere un disperato, lo cerco con speranza, ma il suo grido si allontana senza lasciarsi vedere. La gente si guarda con stupore, se sentissero le mie di grida, altro che stupore.
Prima di rientrare voglio verificare che le grandi piste siano ancora al loro posto, devo partire e non vorrei fosse cambiato qualcosa. Poco oltre, il cinematografo mi attira con una promessa che in parte mantiene. Uno strano intreccio fra passato, futuro e famiglia morta. Sulla strada del ritorno penso alla mia anima blues e mi insulto con fermezza. Lo spirito comincia ad abituarsi, il primo giorno di semilibertà sta per terminare.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ti leggo sempre con un pizzico di malinconia...
Non so mai se riesco ad andare fino in fondo, se riesco a cogliere davvero il senso profondo di ciò che scrivi...

Non m'è dato saperlo, eppure sono qui...fedele al consueto appuntamento di cui, ormai, non riesco a fare a meno...

undercoverman ha detto...

SussuroDiFata.
Sempre grato sarò per la tua attenzione.