mercoledì 19 settembre 2007

Fuso orario

A bordo dell'oggetto volante guardo verso il basso. A parte l'irrealizzabile desiderio di lanciarmi di sotto, noto che il mondo non è cambiato dall'ultima volta che l'ho guardato dall'alto. La pochezza del mio dolore non muta, piccolo ed insensato a terra, piccolo ed insensato in celo. Quando ormai pensavo di essere spacciato, recupero la voglia di proseguire grazie a Bruce Springsteen e ai Black Sabbath.
In attesa di salire sul secondo siluro alato, mi siedo e leggo un libro a tema con il mio viaggio. Di li a poco, vengo distratto da uno strano gioco di luce, un'intermittenza irregolare, sole ed ombra, di continuo. Alzo la testa, cosa che faccio raramente, e noto un fiume di esseri umani che continua, senza sosta, a passarmi davanti. Da destra a sinistra e da sinistra a destra, verso le più disparate destinazioni, impedendo alla luce di raggiungermi. Guardo il genere umano che si muove e comprendo che 6,3 miliardi di persone sono veramente tante. Ogni sorta di lingua raggiunge le mie orecchie. Un indiano con turbante in carta da zucchero sorride alla sua compagna. Lui con il turbante sorride, io in camicia mi sento ridicolo, sempre e comunque fuori luogo, sempre e comunque fastidioso.
Get up stand up, mi dice Bob Marley. In effetti, fuori c'è il sole e tutto sembra andare per il verso giusto, vale la pena proseguire. Alcune persone devono togliersi le scarpe per non far suonare il metal detector, ma che razza di scarpe ci sono in giro?
Salgo sull'autobus, compro un biglietto, "per dove?", "per il centro", "ma dove esattamente?", "non lo so, non è importante". Mai sguardo più espressivo è riuscito ad esprimere la pena che l'autista ha provato nei miei confronti. Scendo a caso e temporeggio, devo trovare il dormitorio, ho prenotato, è tutto apposto. Alzo la testa, è la seconda volta oggi, sorrdio ed attraverso la strada, Jurys Inn, sono arrivato.
In camera mi sdraio sul letto, non riesco a tenere gli occhi aperti, ho dormito solo quattro ore. Dormiveglia, suona il telefono, il telefono? No, non ho chiamato un taxi. Che ore sono? E' un'ora prima. Cristo Santo, il fuso orario, ho guadagnato un'ora e me ne accorgo tardi. Ottimo inizio.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Nous avons perdu notre temps
C'est un fait
mais c'ètait un si mauvais temps
nous avons avancé la pendule
nous avons arraché les feuilles mortes du calendrier
mais nous n'avons seulement glissé sur la rampe de l'escalier....

Noi abbiamo perduto il nostro tempo
sì, è vero
ma era un tempo così cattivo
Noi abbiamo messo davanti la pendola
noi abbiamo strappato le foglie morte del calendario
Ma non abbiamo mai bussato alle porte
sì, è vero
Noi siamo soltanto scivolati sulla rampa delle scale....

Jacques Prévert

...e scivolando ho imparato che il tempo è un ticchettio interno che per le anime "che hanno l'eco ALTROVE"...non basta mai...e talvolta è troppo veloce. Siamo equilibristi, funambuli su di un filo invisibile...ma molto molto resistente. Resistere sempre...un abbraccio leggero. V.

Anonimo ha detto...

Infatti! Ma che razza di scarpe avevano??
Il "dormitorio"! Meno male che il direttore del dormitorio non sa che lo chiami così!
Vorrei dirti "Bentornato", ma immagino che non sia appropriato dal tuo punto di vista. Be', comunque sicuramente capisci cosa voglio dire. Ciao :-)

undercoverman ha detto...

Ciao Valentina.
Resistendo a modo mio, mi godo il tuo abbraccio leggero.
Grazie.

undercoverman ha detto...

Si Ilaria, capisco quel che vuoi dire e mi fa piacere.
Ti ringrazio.