domenica 28 ottobre 2007
Alla prossima
Eh, ho avuto dei problemi.
Cosa è successo?
Mi sono fatto ricoverare.
Quando?
Non ricordo, mi sembra martedì.
Cosa hai avuto?
Ma, mi sono misurato la pressione, 200 – 120, ho chiamato il medico e mi ha suggerito di chiamare il 118. Quando sono arrivati mi hanno portato in ospedale.
Quando sei uscito?
Venerdì.
Cosa ti hanno detto?
Ma, di smettere di fumare. Poi, mi hanno cambiato qualche pastiglia. Le solite belinate.
Adesso come stai?
Eh, come sto? Mi sono preso paura, ma tanto lo so, ormai faccio la fine della nonna.
Lo so. Smettere di fumare non se ne parla.
E come faccio? Lo sai che non ci riesco.
Lo so, si.
Quando mi chiedono se fumo, e gli rispondo di si, gli viene voglia di mandarmi a casa. Sono dottorini di trent'anni, che si guardano e pensano “Questo qui cosa vuole? Farci perdere del tempo?”
Immagino. Lo penserei anch'io al loro posto.
Eh, si, non hanno mica tempo da perdere, loro.
Lo so.
Quando sono arrivato, hanno letto le carte del dottore “infartuato, by-passato, prostatato, semidiabetico, colesterolo alto” gli ho detto “anche mezzo rincoglionito”. Mi hanno messo su un lettino e hanno cercato un posto dove sistemarmi. Non sanno mai dove metterti. L’ospedale è sempre pieno, ti parcheggiano in doppia fila. Aspettano che si liberi la cantina o che muoia qualcuno.
Incredibile.
Hanno mandato un’infermiera di primo pelo, non parlava neanche bene l’italiano, ha chiesto scusa perché non era molto pratica. Per togliermi il sangue, mi ha mezzo assassinato un braccio. Mi è andata bene, quello prima di me, lo ha quasi ucciso.
Vi usano come cavie.
Eh si. Poi mi hanno parcheggiato in uno sgabuzzino. Spostano un letto e ce ne infilano un altro, ti mettono sopra la testa di uno, ti girano da una parte, poi finisci al terzo piano. Siamo passati anche da un’officina, non so un belin.
E’ dura.
Preparati per il funerale. Te le danno le ferie, se muoio?
Si che me le danno.
Ti spettano di diritto. Anche se si rompe una macchina o se avete qualche problema in fabbrica?
Certo, non scherzare.
Volevo venirti a trovare, ma adesso non lo so se ce la faccio.
Cerca di stare tranquillo e riposati.
Mi compro una pipa o dei sigari.
Così non mandi giù il fumo.
Si, così dicono.
Ma, hai ridotto le sigarette?
Si, mezzo pacchetto invece di uno.
Quanto resisterai?
Fino a quando mi passa la paura.
Al solito.
Si.
Va beh dai.
Ci sentiamo la prossima settimana. Se muoio te lo faccio sapere.
OK. Grazie, alla prossima.
Ciao …….
Ciao papà.
giovedì 25 ottobre 2007
Debole
Mi fermo e godo di questa debolezza, con le note di Capossela che raccontano la mia Pena dell’anima.
http://www.youtube.com/watch?v=lvLW2F8iJpQ
… se il meglio è già venuto, e non ho saputo, tenerlo dentro me …
martedì 23 ottobre 2007
Nebbia
Chiudo gli occhi e ricordo il passato, nella città degli studi, all’alba di ogni sabato, camminavo con le borse in mano. Ritorno a casa, avvolto nel grigio della sua presenza. Presenza così forte da mettere radici. Radici profonde che la rendono amica.
Oggi guardo oltre il vetro e l’aspetto, impaziente di correrle incontro.
domenica 21 ottobre 2007
Idiozie
giovedì 18 ottobre 2007
niente titolo
Gli occhi riescono a sopportare la luce della notte ed io riesco a raggiungere l’ingresso del mio rifugio. Senza alcun motivo apparente, in testa mi risuona una frase “non riesco ad immaginare il tuo volto”, la cosa però non mi preoccupa, ho spento la mia mente, ieri sera, ed ho cercato di svuotare alcuni contenitori interni. In casa ascolto “Do you love me?”, di Nick Cave, cercando di riprodurre con il corpo i passi sincopati della danza contenuta nel video. Non sono mai riuscito a ballare, ma muovermi come un’idiota mi riesce molto bene. Questa sera non sono ubriaco e la cosa non è bella. Uomo libero e solo rido di me, cantando questa canzone che mi ha ormai rapito e che difficilmente lascerò nei prossimi giorni.
Vorrei poterti dire addio.
http://www.youtube.com/watch?v=lOiUPl5GjTE
domenica 14 ottobre 2007
Stanco
Sono stanco, dentro e fuori. Consapevole che questa mezza giornata di nulla non sarà sufficiente a ritemprare le mie articolazioni, cerco di cancellare ogni desiderio, di dimenticare ogni illusione, perché lo dice la voce che ricanta nelle mie orecchie l’illusione è il lusso della gioventù. A casa preparo il cibo e accendo la macchina lava panni.
Ora, le mie dita scrivono la mia stanchezza, scrivono per te che mi leggi, ma soprattutto scrivono per me, essere stanco di sperare e affaticato da questo continuo sopravvivere.
Le dita si fermano.
Sono stanco.
venerdì 12 ottobre 2007
Ricorderò
Pochi giorni fa, quelle note si sono risvegliate e con forza mi hanno spinto a cercarle, a trovarle e a suonarle. Questa sera, ho capito perché. Nessun ricordo, fino a qualche giorno fa, era legato a quelle note, ma adesso in quel nido di rose ai piedi dell’arcobaleno, ci ho messo un regalo. Un regalo ricevuto con sorpresa, da chi forse non conoscerò mai, ma che ho già incontrato. Che ho incontrato quella sera, in quella stanza. Una malinconia diversa, una malinconia che non si può raccontare, ma si può scrivere e si può leggere.
Oggi so di chi era quella malinconia. Oggi so che quelle note porteranno sempre con loro quest’anima sconosciuta, ma così vicina, quel suo “qualcosa” e la mia incredulità. So che non potrò più ascoltarle senza pensare ad un volto mai visto, ad una bicicletta e all’odore di un maglione di lana. Ascolterò e ti ricorderò, ovunque saremo, qualunque cosa ci sarà successa, lontani come ora, lontani come sempre.
martedì 9 ottobre 2007
Giornata di suicidio … pensando a Ben Sanderson
Tratto dal film Leaving Las Vegas (1995), scritto e diretto da Mike Figgis, con Nicolas Cage ed Elisabeth Shue. Il brano musicale “Lonely Teardrops” è di Berry Gordy interpretato da Michael McDonald.
Ben Sanderson, an alcoholic Hollywood screenwriter who lost everything because of his drinking, arrives in Las Vegas to drink himself to death.
Molte volte ho pensato al suicidio, quante volte ne ho parlato, sin da giovane adolescente, rabbioso e schifato di tutte le menzogne che riempiono questo nostro mondo. Quante volte, con quelli che un tempo furono amici, ho cercato di immaginare come sarebbe stato porre fine alla propria esistenza. E quanto è stato difficile ammettere che in nessun modo sarei mai riuscito a tagliare il filo vitale, il desiderio biologico, inscritto nelle istruzioni primordiali, di continuare a bruciare ossigeno e trasformare materia, di continuare ad esistere.
Oggi, dopo aver gettato via tutto il poco di buono che mi è stato concesso, le cose sono diverse. Sono diverse perché ho scoperto che è possibile vincere gli ostacoli che ci legano alla nostra esistenza. Sono diverse perché ho incontrato Ben Sanderson.
La prima volta che l’ho incontrato non ci ho fatto caso, ero distratto nel trascinare il mio vivere lungo le strade della mia insensata esistenza. In seguito, incontratolo nuovamente, ho capito la forza della sua scelta, la possibilità di poter realizzare quello che pensavo impossibile e tutto è cambiato.
Da allora, so che la cosa è possibile, so che non devo preoccuparmi e che l’unica cosa di cui avrò bisogno la sto guadagnando giorno dopo giorno.
Prenderò i mie risparmi, li investirò in alcool e me li berrò tutti fino alla fine. Niente più ostacoli biologici, niente più freni morali, tutto sopito da vapori di alcool senza fine. Fino alla fine.
Oggi è una giornata di suicidio e di …
domenica 7 ottobre 2007
La più lontana
Quelle che lascio oggi su questa banchina sono lacrime vere.
Ciao ragazzo.
Piango
giovedì 4 ottobre 2007
Camminando
Senza preavviso, senza nemmeno rendermene conto, mi ritrovo nuovamente in piedi. Sto camminando sulle stesse strade di una città che non ho mai visto, attorno a me poca luce, solo qualche lampada rinchiusa da vetro ormai opaco. Una smorfia sul volto tradisce la consapevolezza. So dove sto andando, ma poco importa, fra non molto lo avrò già dimenticato.
lunedì 1 ottobre 2007
Freddo
Un essere umano al freddo trema, così facendo cerca di riscaldarsi, è una reazione incontrollata, lo chiamano istinto di sopravvivenza.
Un essere umano freddo è morto.
Un essere umano senza cuore viene spesso indicato come un tipo freddo. In effetti, senza il cuore un essere umano è morto.
Il freddo allontana le emozioni, riesce persino a congelare i pensieri.
Ricordo d’inverno, quando ero molto giovane, diciamo venti anni fa, ed uscivo di casa alle 06:00 per andare a prendere la corriera, a -15 °C i pensieri mi si congelavano di colpo. Solo dopo cinque minuti di corriera riuscivo a ricordare quello che stavo pensando appena uscito di casa.
Mi manca il freddo.
Mi manca il freddo che ho portato dentro per molti anni, mi manca davvero molto.
In questi momenti, quando penso alla forza di un ragazzo incazzato, al suo freddo disprezzo per ogni cosa, capisco di essergli ormai troppo lontano. Non vorrei esserlo, ma sono diverso.
Quando le foglie cominciano a cadere, io mi ritrovo a sperare che il freddo che verrà possa entrare nel mio petto per ridarmi quella forza, per estirpare queste inutili emozioni, lasciando solo ossa e carne.
Aspetto il freddo e mi auguro che quest’anno possa scolpire un uomo senza cuore, un uomo morto.