sabato 8 settembre 2007

Il futuro è un'ipotesi

Apro gli occhi e ritorno in me, o per lo meno ci provo. Seduto ad un tavolino ho davanti un bicchiere di birra scura, non è pieno, credo di averne già bevuta. E' un mangiatoio, meno veloce di quello dello scorso sabato. Come ci sono arrivato non so spiegarmelo. La cameriera appoggia un piatto sotto al mio naso e mi augura buon appetito, credo si aspetti che io mangi quello che c'è dentro. La vescica mi suggerisce di alzarmi, ma un freddo ragionamento mi costringe a finire la birra che mi guarda minacciosa. Mi alzo e vado alla cassa, mentre guardo il portafogli il barista chiede "tavolo?", io rispondo "18" e lui mi dice "non il tuo, il loro" chiedo scusa. Pago ed esco. Apro il pacchetto di sigarette, ma non fumo, l'equilibrio è instabile. I mie passi sono pesanti, mi ci vuole molto a ricordare in quale città mi sono infilato. Mi incammino verso la piazza con l'ellisse d'acqua, ho un obiettivo, devo firmare. La testa lontana dal corpo mi permette di guardare avanti. Un ragazzo di colore mi racconta la sua disavventura, in un inglese strettissimo che comprendo con estrema facilità, gli do una banconota e lo saluto con una stretta di mano, un contatto umano (Man, you don't walk like an Italian, you are different; se n'è accorto?, devo cambiare nazione). Arrivo al gazebo ed un tipo, chiamandomi per nome, mi spiega che non è più possibile firmare, le schede sono finite. Chi è questa persona che conosce il mio nome e il mio passato? Santo Cielo, sono ridotto malissimo, il suo volto mi dice qualcosa, mi dice che non ho mai prestato attenzione a niente ed a nessuno, cominciando da me.

Dopo aver digitato la targa su di una tastiera, salgo in auto e guardo i CD "Porcupine Tree - Signify", "Enrico Ruggeri - VaiRrouge" e "Queensryche - Promised Land". Scelgo Ruggeri, alzo il volume, apro i finestrini e guido verso il letto. Canto ad alta voce, sono un'idiota: "Ti ho visto addentare un panino dentro all'autogrill, a volte un dettaglio può uccidere una poesia. Si, lo so che in questi casi è sempre colpa mia, l'amore inventato non vale il ricordo di lei. Ma visto che lei non c'è più non possiamo di certo fermarci, noi uomini forti sappiamo a che santo votarci. In nome di cosa, non so, ma noi teniamo duro, teniamo nascosto il passato e pensiamo al futuro, ma il futuro cos'è? Il futuro è un'ipotesi."

3 commenti:

Anonimo ha detto...

..è un'ipotesi che dobbiamo saper affrontare con coraggio quando si presenterà...ed aver coraggio significa camminare ogni istante con la paura nelle tasche...e giocarci...

undercoverman ha detto...

La paura non mi manca, fuori e dentro le tasche, le regole del gioco non le conosco, ma aspetto senza timore, poco ho da perdere.
Ciao Anonimo.

Anonimo ha detto...

You write very well.