sabato 4 agosto 2007

Scariche atmosferiche

Aspettando il nulla mi ritrovo con le mani su questa tastiera. Poco più in là, a terra, ci sono delle bottiglie di plastica vuote, chissà perché sono lì? Provare a chiederglielo non servirebbe. Sul tavolo, la tovaglia ripiegata ricca di briciole indica che ho mangiato qualcosa. Attraverso la tenda, riesco a vedere qualche nuvola appesa ad un cielo azzurro sbiadito. Intuisco la presenza del sole osservando l'ombra del tetto che sbuca da un angolo. Qualche sottile ramo si piega sotto la pressione di pochi soffi di vento, un incompleto silenzio entra in casa e viene soffocato dalla voce di Ornella Vanoni. Ornella Vanoni? Sono davvero ridotto male. E' questo il punto, uguale a se stesso, non ho speranza di salvarmi. Quasi inconsapevolmente trascino l'esistenza sulle strade del niente che mi circonda. Una flebile speranza mi suggerisce di aspettare.
Come l'accumolo di cariche eletrriche trova la sua fine attraverso un percorso a bassa resistenza, disegnando nel buio un lampo dal percorso articolato, così anche la mia follia riuscirà a scaricarsi attraverso un percorso neuronale verso la nascita di un nuovo incubo, questa volta magari un pò più dolce.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

vivi in solitudine vero?

undercoverman ha detto...

Vero.

Anonimo ha detto...

mi sono riconosciuta in quello che hai scritto... viviamo risparmiando l'energia di basso voltaggio che abbiamo per certcare di tirare avanti per quella flebile speranza che questa non vita possa avere fine... nel caso mio o in un senso o nell'altro