sabato 1 dicembre 2007

Novemila

Precedo la cameriera, ho scelto l’ultimo tavolo d’angolo, vicino alla finestra. Lei si ferma al tavolo prima, mi giro, la guardo e mi siedo. Ha vinto lei. Questo ristorante lo conosco, anche se non da molto, e non provo quella sensazione di disagio che proverei se fosse un luogo sconosciuto. Appoggio il cellulare sul tavolo, lo metto a lato, sulla sinistra, dietro la bottiglia d’olio. Nessuno chiamerà, a meno che al lavoro non accada qualcosa che non dovrebbe. Sul volto, i soliti peli incolti, che mai riusciranno a farsi chiamare barba, ed in testa qualcosa di simile ad un gomitolo deforme di capelli, folti e privi di direzione. Arrotolo le maniche della camicia e leggo il menù. Durante l’attesa che mi separa dalle tagliatelle ai funghi, il locale si riempie. Entra un vario campionario del genere umano e si distribuisce in coppie, tris e poker. Li guardo tutti e non provo nulla. Solo qualche mese fa, avrei provato qualcosa, magari un piccolo fastidio, un pizzico di invidia, oggi non riesco nemmeno a crederli vivi. Mi sembrano attori di celluloide che popolano la mia sceneggiatura, per renderla ancora meno sensata di quello che è. La cameriera, con il volto quasi squamato da un’abbronzatura grigia, trascina la sua tristezza e scrive tutto. Qualche volta sorride. Ogni sorriso è una smorfia di dolore, sembra quasi un cadavere. Mi colpisce il maglioncino del tizio che mi siede davanti, color rosso, con una pezza bianca sulla schiena, tanto grande quanto la stessa schiena, con al centro, in nero, questo insieme di lettere “Nederland 003885”. Esco dal locale, mentre il pomeriggio comincia, e spero che venga presto sera. In piedi, vicino all’auto, senza alcuno scopo, mi faccio schifo. Mille voci affollano la mia testa, chiama qualcuno, chiedi aiuto, telefona … cazzo … non c’è nessuno a cui telefonare, un cazzo di nessuno … chiaro? … si è chiaro, lo so, stai calmo, respira. Salgo in macchina e guido. Dove devo andare? Da nessuna parte. Dovrei fare la spesa, comprare Oxygene di JMJ in DVD, comprarmi un vestito, camicia, cravatta e scarpe, andare al cinema, farmi il passaporto. Non riesco a fare nulla di più che guidare, fino a sera, fino al buio. Con il buio, solo con lui, riesco a bere. In frigo, non c’è nessuna birra, lo so. Devo per forza entrare in un supermercato. Parcheggio e prendo il carrello. Tante belle luci, tutto molto pulito, nuovo e finto. Come ci siamo ridotti, abituati ad entrare in enormi saloni, pieni di scaffali ricolmi di ogni cosa, allunghiamo la mano e soddisfiamo desideri che non abbiamo. Chi vuoi che si possa inventare il desiderio di mangiare il carcioghiotto? Metto nel carrello due peperoni, uno giallo e uno rosso. Sono impressionanti, sembrano finti, sembrano colorati con i pennarelli “carioca”, li ricordi? Quante cose ci ho colorato? I peperoni, però, non ricordo di averli colorati. Aggiungo due zucchine, del radicchio trevisano, quello amaro, pomodorini pachino e qualche Clementina. Raggiungo lo scaffale, quello giusto, con soddisfazione, ma subito cado in depressione, niente “Bière du démon” 12%. Allora cerco, controllo la gradazione alcolica e opto, come prima scelta, per la “Tennent’s Super” 9%, a seguire la “Ceres Stout” 7,7%. Spingo il carrello e proseguo gli acquisti, una signora si arrabbia perché rifiuto due yogurt in omaggio. “Due litri di latte, due yogurt in omaggio”, no grazie, non li mangio, già mi scadono quelli che compro io, si figuri quelli che non scelgo “Ma sono in omaggio” signora mia, lei dovrebbe capire che se l’omaggio non è gradito, non è gradito, vuole che li prenda e li lasci fuori dalla porta? Sarebbe più contenta così? Coraggio signora, ritorni in lei, una volta ci deve essere stato qualcuno la dentro. Il mondo ci sta scappando dalle mani e noi non ce ne accorgiamo. Alla cassa lo show continua. La cassiera chiede alla cliente di leggerle il codice dell’acqua minerale parzialmente frizzante, ma non troppo, la cliente comincia “atre2bnovemilac…”, la cassiera la interrompe “novemila con quanti zeri?”. Novemila con quanti zeri? Ma cosa sta succedendo? Aiuto! Presto, fate qualcosa! Esco sconsolato, veramente molto, e risalgo in macchina. Può avere un futuro questo mondo? Dimmelo tu, se te la senti.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Anche se ci consideriamo così importanti da poterlo distruggere, il mondo ha un futuro e noi non possiamo evitarlo.

Anonimo ha detto...

Il mondo ha un futuro che comincia da noi stessi, piccoli individui singoli, che dobbiamo essere tanto forti e capaci di conservare e sottolineare la nostra individualità da non aver paura di non conformarci alla massa.

Anonimo ha detto...

come si può non conformarsi? esiste un limite oltre il quale l'anticonformismo diventa un limite, un problema. probabilmente bisognerebbe mettersi in grado di gestire la solitudine e le relazioni, perlomeno fino a un certo punto.

undercoverman ha detto...

Il futuro ce l'ha, ma non possiamo certo definirlo roseo.
Rat, non sono importante, su questo mondo sono proprio nulla.
Continuerà a girare ancora per molto, sembra che ci vogliano ancora altri 5 miliardi di anni, poi il sole inizierà il suo declino ed il nostro pianeta finirà in lui.
Si, ma il mondo, il nostro mondo, quello sarà finito già da un pezzo.
Parole inutili, le mie.

undercoverman ha detto...

Accettare quello che ci circonda è già conformasi alla massa. Almeno questo lo penso io, Yaila. Santificare le feste, rispettare gli orari, fare la spesa al supermercato, fa tutto parte del conformismo. Non ne usciamo, se restiamo qui.

Anonimo ha detto...

Nessuno di noi è importante, nessuno di noi è nulla. In certi momenti può sembrare strano ma siamo tutti sulla medesima barca difettosa.

marina ha detto...

Ho pensato: lo insulto, lo provoco e lo porto a reagire. Come quando Ugo, se gli dicevo "mi sento svenire" mi rispondeva, apposta:non ci credo. E immediatamente mi saliva la pressione per la rabbia.E non svenivo.

ma per insultarti veramente bene dovrei conoscerti meglio, col tempo forse

ciaomarina