martedì 11 dicembre 2007

Fastidio

Due monete da due euro, questo gli ho dato. Potevo dargli di più, ma ho pensato che non mi sarebbe rimasta moneta, per la colazione di domani mattina. Gli ho detto di non raccontarmi storie, con quella faccia furba non gli crede nessuno. “Devo comprarmi una bombola”, ma fammi ridere, guardami bene e dimmi cosa te ne fai di una bombola. In me una sensazione di brutto gesto vorrebbe spingermi a rifare tutto, nessuna parola, una banconota e dritto in macchina. Ma è andata così. Questa sera, le notizie alla radio, mi hanno rallegrato. Questo paese, inutile, si sta accorgendo della sua debolezza, faccio il tifo per chi ha deciso di non far rotolare la gomma sull’asfalto. Attendo fiducioso la paralisi, pronto a godermela appieno. Detesto questa civiltà, forse al pari di quanto riesco a detestare me stesso. Io che non riesco ad uscirne, che dormirò sotto un piumone, e che a discrezione potrò ubriacarmi o andare a dormire a secco. Il fluido nero, mentre scrivo, vale 89,14 $/b, troppo poco per piegare le gambe a queste nazioni globalizzate, ancora troppo poco. Aspetto fiducioso, il futuro sarà scuro, molto scuro. Questa sera è molto difficile non accendere una diana blu, l’aria è buona, umida, non troppo fredda, con quel profumo di muffa, quanto facile sarebbe godere di quelle belle boccate. Sono nervoso, teso ed infastidito. Stanco di me, di questa mia testa, di questo mio volto, butto nel forno una pizza preconfezionata. La mia presenza in questa stanza mi mal dispone, chiedo a me stesso di lasciarmi solo, ma non mi do retta. Se vivessi con qualcuno, questa sera, litigherei di sicuro. Scrivo la mia rabbia per liberarmene, ma più scrivo e più monta, più sale. Allora bevo, respiro, penso, urlo sottovoce, ci sono i vicini, ascolto musica semplice e muovo le dita sulla tastiera. Non serve scrivere, non serve a niente. Lo faccio, continuo a farlo, non serve. Sono stanco di prendermi in giro, sono stanco di darmi fastidio. Perdonati, perché non ti perdoni? Accettati, perché non ti accetti? Vedrai che passa. Spero mi passi sopra, e non una volta sola. Socrate, Santippe ed Alcibiade, nel loro allegro triangolo, non mi sono d’aiuto. Comincio a credere non serva a nulla leggere gli antichi pensieri. Questa rabbia, questo fastidio mi allontanano dall’aria che respiro. Domani la protesta prosegue, il precettare si è rivelato essere una leggerissima aria di ventre, emessa in una stalla ricolma di mucche con la dissenteria, poco significante, per non dire del tutto trascurabile. Evviva le mucche.

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