sabato 22 dicembre 2007

Infinita tristezza

Mi accorgo di me, dopo qualche minuto. La testa ovattata, lontano dal mio corpo, quasi assente. Seduto, osservo la strada che sparisce e si rinnova, sempre li, davanti al cofano. Le note di platino aiutano l’anima ad immergersi nella realtà della mia esistenza, mi rendo conto di essere avvolto in una pesante ed insopportabile tristezza. Non mi capacito di riuscire a continuare senza cedere, senza mollare, mi ripeto che passerà, che cambierà e lascio fare al nulla che mi aspetta.
Parcheggio l’auto vicino alle aule che in passato ho frequentato, in questa città che uso come rifugio, come dolorosa dimora per questo mio vecchio cuore a pezzi. Mi incammino, a stomaco vuoto, verso il centro. Maledico l’autista di un autobus che sfreccia sulle strisce pedonali, lo faccio a voce alta, senza volerlo, e attiro l’attenzione di alcuni passanti. Proseguo alla ricerca di me stesso, senza rendermi conto che sono proprio li con me. Oggi, incrocio molta bella gente ed anch’io, vestito di tutto punto, mi sento un po’ bello, diciamo che una leggera bellezza malinconica ricopre il mio volto, oggi senza peli e con i capelli pettinati. La gente è dappertutto, esce dagli angoli per sparire dietro ad altri vicoli, sbuca dai portici e si muove in ogni direzione, da non crederci. Un signore con la pipa, lascia un ricordo nelle narici, ed io incespico su di un tombino, l’ho guardato bene, era diverso dagli altri, li stanno cambiando. Se guardi una cosa con attenzione finisci per inciamparci sopra, accidenti. Vivo questa giornata senza scopo, come l’intera mia vita e non riesco a maledirmi.
Mi ci vuole del tempo per trovare il libro che devo comprare, hanno cambiato l’ordine degli scaffali e dei reparti, questa libreria sta peggiorando, si sta vestendo di modernità. Un giovane si scontra con una commessa, non riescono a mettersi d’accordo su chi dei due debba portare il libro alla cassa. Io no, non ho la tessera, l’ho detto anche al benzinaio, non mi interessano i punti, non voglio avere tessere, premi, sconti, voglio solo pagare i libri ed uscire.
Mi fermo un attimo davanti ad una vetrina, una paio di scarpe settecento euro, ho sbagliato vetrina. Un mimo argentato, mi strizza l’occhio ed io non riesco nemmeno a salutarlo. Ancora bella gente incrocia il mio cammino, vorrei urlare la mia solitudine, ma lascio perdere ed entro nel secondo negozio. Vorrei acquistare “Strade perdute” di David Lynch, ma non lo trovo, porto alla cassa Oxygene new master recording ed assisto al piccolo show della giovane commessa. Mi coglie di sorpresa con il suo sorriso e le sue battute, cerco di nascondere il mio imbarazzo, ma credo di non esserne in grado. Mi saluta con sorrisoni e battutone, lascio il negozio incredulo.
Un altro mimo, questa volta dorato, tenta di fingersi immobile, ci riesce talmente bene, che non lo nota nessuno.
Non so cosa pensare di queste feste e dei prossimi varietà, so che non riuscirò a trascorrerle con serenità, so che anche quest’anno perderò un’altra possibilità.
A casa, mi siedo in silenzio, e mi lascio stare.
Sono triste. Domani, forse, non lo sarò più.

2 commenti:

Ilaria ha detto...

Paradossalmente le feste non sono il momento migliore per essere felici, se già non lo si è... Tuttavia questo post non lo sento "triste", rispetto ad altri. Sei andato in mezzo alla gente e il tuo sguardo non è di disprezzo; ti sei visto bello (e sento che lo sei) e non sei riuscito a maledirti... Ci assomigliamo, a volte :-)

undercoverman ha detto...

Vorrei veramente assomigliare a te, anche solo un pò, cara Ilaria, ma temo invece di essere ridotto troppo male, anche solo per tentare un paragone.