sabato 8 dicembre 2007

Forse

Scrivere la vita non è cosa facile, riesce più facile leggerla. La mia sembra un viaggio in treno, uno di quelli che facevo da ragazzo, non per scelta, per lo meno non mia, ma quasi per abitudine. Viaggio con data di scadenza.
Non ne hai voglia di partire, quest’anno non ne hai voglia, ma come l’anno scorso, prepari la valigia, percepisci il disagio, la nostalgia dell’arrivederci, di quell’essere umano che lasci per incontrarne un altro, che a sua volta lascerai per tornare al punto di partenza. Una sorta di ciclo, che ti vede ogni volta diverso, ma senza che tu te ne renda conto. Parti con la tristezza nel cuore, che ancora ti sembra vivo, perché lo senti, perché ti chiede di fermarti, ma tu non puoi e allora non lo ascolti. Parti e guardi dal finestrino, il verde, sempre uguale, ma diverso ogni volta, le case, i palazzi e i prati, quanti prati, ma saranno prati? Non lo so, l’erba non sembra molto in forma, forse è tutto morto, e quei campi coltivati, li vicino alle rotaie, non produrranno certo cibo, non lo credi possibile. Chi mangerebbe del pane con farina cresciuta ai piedi dell’autostrada? Chi? Fumi qualche sigaretta, ti senti grande, stai viaggiando da solo, sono più di cinquecento chilometri, sei veramente un ometto. Ma sei triste, e non ti sai spiegare il perché. Forse perché sai che quando aprirai la valigia, il tempo non si fermerà e non potrai buttarla via, perché dovrai fare ritorno. Ma da dove sei partito non lo ricordi più, non sai se torni quando sei qui o se parti da qui per tornare li, non lo sai. La cosa che sai è che dovrai partire nuovamente. Non appartieni a nessun luogo.
E’ così che ti ritrovi solo, dopo molti anni, intrappolato su quel treno a guardare fuori senza riuscire a vedere nulla. Non sai nemmeno se il treno si sta muovendo, se è giorno o notte. Non fumi da quasi tre mesi, ma in mano hai una bottiglia. Scrivi perché nessuno scriverà di te, e di te non potrai leggere nessuno scritto. Scrivi perché sei triste, scrivi perché hai paura. Scrivi perché essere soli fa paura. Domani sarai li, all’uscita dell’autostrada, domani non sarai solo. Sarai spaventato, senza forze e molto triste, ma non lo darai a vedere. Fingerai serenità.
Domani, forse, sarai sereno veramente, senza fingere. Forse.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

un esercizio di stile alla maniera di Queneau... potrei scrivere un post sulla falsa riga del tuo, parlando di chi ha nostalgia di casa già sul marciapiedi davanti alla porta, limitando lentamente la capacità di "volare", per ritrovarti allo stesso modo sola e spaventata, e allo stesso modo senza punti di riferimento.
La nostra dimensione ha davvero qualcosa a che fare con il tempo e con lo spazio?

Anonimo ha detto...

Gran bel post.

Anonimo ha detto...

Domenica pomeriggio alla tv. Solite cose, solite trasmissioni, soliti discorsi. Fra i tanti ne riporto uno qui per te, uno che mi è tornato in mente leggendo queste tue righe. Maria Rita Parsi, nota psicologa: "Il dramma non sta nell'ESSERE soli, ma nel SENTIRSI soli, perché se SEI solo puoi anche stare bene e trovare un equilibrio con te stesso, ma se ti SENTI solo allora proprio lì nasce il vero dolore.". Ed è il dolore che sempre più spesso sento io dentro al mio cuore. Vorrei dirti di non SENTIRTI solo perché in qualche modo ci sono io, anche se solo virtualmente, perché la vicinanza di tanti amici del web a me aiuta molto... Ma in verità sola mi ci SENTO ugualmente.
Un abbraccio

undercoverman ha detto...

Turbobradipa, vorrei poterti rispondere di no, ma purtroppo siamo prigionieri di un corpo che degrada con il tempo, consumandosi, e che si muove nello spazio con molta, troppa, lentezza. Si, Bradipa, siamo limitati dalla nostra fisicità. Ci resta la mente, l'anima, che vaga nel nulla, ma incompleta se troppo lontana dal corpo.

undercoverman ha detto...

Grazie VRat.

undercoverman ha detto...

Grazie Yaila.
La tua presenza su queste pagine, come quella delle altre persone, mi aiuta, ma come ricordi tu stessa si tratta di presenze virtuali, in un mondo virtuale. Nella realtà, la vita è altra cosa. Tutto molto più complicato ed assurdo. Sentirsi soli è facile anche per chi non lo è realmente, ma è terribile per chi lo è completamente. Solitudine come sinonimo di libertà funziona per poco tempo, poi degenera.
Grazie, ancora, per la tua presenza.

Anonimo ha detto...

Prego MSleep

Anonimo ha detto...

Non dimenticare che se anche qui io sono virtuale, sono una persona reale... come tante. E come tale ho sentimenti ed emozioni reali. Ed è reale che mi sento molto vicina a te, che ti sento un po' mio amico, al di là del comunicare attraverso un pc o di andare a prendere un caffè insieme o cose del genere.
Io la penso così.

undercoverman ha detto...

Rat-Subroutine?

undercoverman ha detto...

Non lo dimentico, Yaila, come potrei?
Siamo un pò amici virtuali, magari quando prenderemo un caffè insieme, diventeremo un pò amici reali.
So che mi sei vicina e ti ringrazio.