giovedì 25 ottobre 2007

Debole

Guardo la strada e fatico a vederla, è buio e la cosa mi tranquillizza. Un’altra giornata gettata alle spalle sta per finire. Guido lentamente verso casa e mi ritrovo in uno stato di dormiveglia per niente rassicurante. Sono sobrio, niente fumi alcolici, ma la fatica si fa sentire, gli occhi mezzi chiusi non fanno il loro dovere. Le luci delle auto, che mi corrono incontro, si sgranano in rombi dilatati dai mille lampi, la musica “A posteriori” mi ipnotizza con queste note dalla calma solo presunta. Devo stare sveglio, ma non ne ho voglia. Abbasso il riscaldamento, guardo la realtà attraverso il parabrezza e mi impongo di crederle. La strada mi è ormai nota, uguale a se stessa, ogni sera ed ogni mattina, la strada dell’allegria. “Quale allegria?” cantava Dalla. E si, proprio, quale allegria? Non c’è niente da scherzare, se non riesco a stare sveglio mi schianto contro un muro o al più finisco in un fosso. Coraggio, caro mio, fatti coraggio. Penso alla cena e cado nella più totale depressione, sbagliato pensiero, per niente stupendo. Pizza al taglio e risolvo brillantemente. Fingo di crederci e fermo l’auto a poche decine di metri dall’Arte Della Pizza. All’interno una persona squisita, come sempre, mi sorride e incarta le mie scelte. Al contrario della mia barista preferita, sempre incavolata, questa commessa è sempre serena. Le due si sposano perfettamente con i momenti che le vedono protagoniste. Al mattino sono come la barista e alla sera come la pizzaiola. Riprendo l’auto e rispondo ad una telefonata di lavoro, inutile come la mia giornata. Salgo le scale e non me ne accorgo. Non mi accorgo di quello che mi circonda, non mi accorgo nemmeno di me stesso. In casa, la solita calda accoglienza mi ricorda i miei errori e la mia grande vittoria libertà e indipendenza. Gran bell’idiota. Mi cambio infilandomi una tuta enorme, non mi so nemmeno comprare una tuta. Consumo la mia cena, con estrema gioia e gaiezza, evviva. Perché ho questa grande paura di morire da solo? Infondo non è un problema, soli o accompagnati tutto avrà fine. Questa sera sono debole, molto debole. Vorrei schiaffeggiarmi, ma temo che finirei per non capirne il motivo. Tu che mi leggi puoi fare qualcosa? Certo che no, si fa per dire.
Mi fermo e godo di questa debolezza, con le note di Capossela che raccontano la mia Pena dell’anima.

http://www.youtube.com/watch?v=lvLW2F8iJpQ
… se il meglio è già venuto, e non ho saputo, tenerlo dentro me …

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Forse potresti cominciare a prenderti cura di te stesso, preparandoti delle cene gustose e cucinate da te, vestendoti bene... anche se sei solo. Giusto per avere rispetto della tua persona, come hai rispetto per gli altri. Sono piccolezze, ma a lungo andare possono avere un buon effetto sulla propria vita. Bisogna tenersi un po' su, se non per piacere, per dovere...

undercoverman ha detto...

Si, Ilaria, lo devo fare, hai ragione.
Comincerò verso la metà di novembre, prima è impossibile, al lavoro non meno di dodici ore al giorno, incluso il sabato. Poi, dovrebbe andare meglio.
Grazie di cuore.

Anonimo ha detto...

"Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto. Gioia, gioia, gioia, lacrime di gioia. Me ne sono separato."
[Blaise Pascal]

Noi tutti abbiamo qualche gioia da rimpiangere. Ma ci affezioniamo soprattutto al dolore, perché lui ci riempie la vita.

undercoverman ha detto...

La riempie in ogni sua parte, senza vuoti, senza spazi. Si, sono proprio affezionato a questo mio dolore, hai detto bene URL.