giovedì 4 ottobre 2007

Camminando

Cammino per le strade di una città in cui non sono mai stato, una città che non conosco, una città nella quale non andrò mai. Le vie illuminate da pochi lampioni, nascondono nell’oscurità dei loro vicoli presenze che non riesco a vedere. L’eco dei miei passi risuona attorno a me, qualsiasi direzione io prenda porta sempre nello stesso luogo. Poche auto abbandonate, nessuna luce dalle finestre, la vita da queste parti sembra mancare da molto. Nessun fantasma ad indicarmi la via, nemmeno loro frequentano più questo luogo. Nelle narici entra odore di muffa e nebbia, qualche goccia cade dai rami secchi di un vecchio albero imprigionato dal cemento. Le gambe stanche trascinano il resto delle mie ossa verso un futuro ormai noto. Il cielo non si lascia guardare ed una brezza affilata accarezza il mio volto. Lungo il cammino la luce diventa sempre più fioca e la fatica irrigidisce i muscoli e i nervi. Nessuna paura, nessun timore, solo il dolore che le articolazioni producono scricchiolando come vecchi ingranaggi. Corpo silente, arranco appoggiandomi alle pareti di oggetti che non conosco. La forza mi abbandona, come ogni giorno, mi ritrovo in ginocchio con le mani appoggiate a terra. Cerco di resistere, provo ad emettere qualche suono, una richiesta d’aiuto, ma non riesco ad usare le corde vocali ormai completamente secche. Nel tentativo di alzarmi mi ritrovo steso a terra. La faccia, appoggiata ai cubi di porfido, guarda il buio dal basso. Gli occhi si chiudono, non oppongo resistenza, è finita. Per ora è finita.
Senza preavviso, senza nemmeno rendermene conto, mi ritrovo nuovamente in piedi. Sto camminando sulle stesse strade di una città che non ho mai visto, attorno a me poca luce, solo qualche lampada rinchiusa da vetro ormai opaco. Una smorfia sul volto tradisce la consapevolezza. So dove sto andando, ma poco importa, fra non molto lo avrò già dimenticato.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

...dovunque il vento mi porti io viaggio da ospite...Orazio! Non so per quale strana associazione ho ripensato a questa frase leggendo questo tuo post...forse perchè ci sentiamo inquilini di questo tempo?
Se avessi modo e facoltà ti augurerei una serata calda...fuoco negli occhi...caldo, per far evaporare l'umidità di questa pioggia che spiove e lava...intensamente bella da ascoltare e vedere dietro una finestra...

undercoverman ha detto...

Valentina.
La serata è passata, muscoli ed ossa affaticati, ma l'orecchio teso verso la pioggia, cattura parte della sua bellezza. Il tuo augurio l'ho raccolto, anche se resta difficile riscaldare il ghiaccio che mi circonda e che forse mi circonderà ancora più intenso.