domenica 11 novembre 2007

Monotonia

Bevo a canna “La Biere Du Demon”, 12 gradi di salute alcolica. La settimana si è chiusa con una piena giornata di lavoro, e senza alcuna voglia di abbandonarmi fra le braccia di Morfeo, combatto con la stanchezza, cercando di tenere gli occhi aperti. Occhi criccati, con spaccature rosse a demolire lo sfondo bianco, occhi impolverati, occhi bassi e maledettamente stufi. Bevo a canna e scrivo, non lo faccio in silenzio, ma ascoltando un brano suggeritomi giorni fa, in continuazione, come mi capita spesso, “Give a man Home”. Ogni tanto, la mia voce esce spontanea ad inseguire il coro, aggrappata ai vapori etilici; è tardi, non posso esagerare, vivo in un condominio, qui c’è gente seria. Dio del sonno, lascia che io spenda ancora un po' del mio tempo in compagnia di Dionisio, non strapparmi da questo limbo, lascia che io ne scriva, rubando tempo che non è mio ad occhi che non conosco. Lascia che io possa raccontare il mio essere uguale a me stesso, che io possa confessare la mia debolezza, la mia incapacità di cambiare. Versami da bere, non nel bicchiere, ma direttamente in me, riempi questo corpo di torpore e lascialo sospeso, ne sveglio, né sognante, qui tra il prima e il dopo, tra il niente e il tutto. E’ questa la mia vita, polvere e briciole a terra, piatti da lavare nel tinello e spazzatura da portare fuori. In ginocchio sulla sedia, di fronte al video, luci spente, volume basso, uomo inutile. Inutile a se stesso e ancor di più al genere umano, vita sprecata, equalizzata da sentimenti non compresi, da ignoranza emotiva. Dio della disperazione, respingi questo imbecille, percuotine le carni, richiamalo alla realtà. Se ci sei, lasciami respirare, sospeso in questa non dimensione, in questo ballo fluttuante nel nulla. Se non puoi darmi tregua, concedimi ancora poche righe, poche lettere, lascia che io possa raccontare la mia costante monotonia, la mia insana capacità di non cambiare, di non mutare. Dannato io sia, e tutto quello che mi verrà incontro. Zicar non tentarmi, non offrirmi quello di cui adesso avrei bisogno, non lo fare, lasciami solo, con quest’inebriante liquido ricco d’ossidrili. Rido con lacrime vere, rido di me, e ne sono capace, in maniera sincera e naturale. Rido di un uomo ubriaco, dell’inferno che mi aspetta e del fuoco che arrostirà la mia carne per l’eternità. Vieni adesso, ti aspetto, sono pronto a venderti l’anima, non m’importa il prezzo, comprala, fanne quello che vuoi, ma vieni subito, prima che io cambi idea, Ade sono qui. La tua birra non cancella la monotonia della mia esistenza, non strappa da me il dolore di una vita sprecata, di un egoismo schifoso e prepotente, di una solitudine crescente, senza limiti ne confini. Vivo questi minuti d’esistenza senza chiedere nulla, lascio scorrere questo nettare e lo aspetto, con gioia, a rallentare e distorcere le sinapsi. Bevi, idiota, bevi, non fermarti, è questo il miglior momento della tua giornata, assaporane la deformazione, l’incapacità sensoriale, il venir meno della ragione. Cambia note, cambia nenia, non cedere al dolore, fronteggialo. Come puoi, tu che leggi, tornare su queste pagine? Fammi capire, com’è possibile? Se potessi condividere con te quello che sto vivendo, quello che mi sta uccidendo, ma non posso, le regole del gioco non le decido io. Non andartene, non lasciarmi qui, aspetta ancora un po’, ho quasi finito. Ascolta la mia atonalità, la mia non diversità, la mia monotonia.
Perdona quello che non sono riuscito a restituirti, e concedimi un’altra possibilità, cercherò di migliorare.
Questa notte, posso solo sistemare le note, su di una sola riga, a creare un perfetto esempio di monotonia.
L’ultimo sorso è il nostro brindisi e la nostra buona notte. Dormi bene.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ma con chi parli?!?
se fossi veramente ubriaco non riusciresti a scrivere così bene... o se è così, la birra te la porto io!
siamo soli, caro under, rassegnarsi all'idea che siamo soli è l'unica via di salvezza..
forse amara, ma è un punto di partenza per molte cose..

undercoverman ha detto...

Ciao Turbobradipa, parlo con chi mi legge, e quindi anche con te.
Quando bevo, scrivo senza pensare, se credi che mi faccia bene, portami pure tutta la birra che vuoi, io la preferisco molto alcolica.
Lo so, siamo soli, ma è molto difficile accettarlo, e temo che non vi sia ne salvezza ne nessuna altra cosa.

Anonimo ha detto...

Ognuno di noi è inutile e in realtà nessuno lo è. Tu lavori, no? Indosserai anche trecento maschere sul lavoro ma comunque hai dei rapporti con altre persone e con il tuo stesso lavoro dai il tuo contributo. Vai a fare la spesa? Vai a mangiare da qualche parte? Col tuo solo passare riempi la vita, probabilmente monotona, di altre persone. Piccola cosa, questa, che in nessun modo può consolarti e forse neanche confortarti. Eppure è così. Tu col tuo semplice passare riempi uno spazio, magari fugace, magari piccolo, nelle vite altrui. Se solo penso a persone che per me sono semplicemente passanti, clienti abituali che vedo al bar quando faccio colazione (le poche volte che mi concedo il lusso della colazione al bar!), che vedo per strada o alla fermata dell'autobus, persone che non conosco se non di vista ma a cui sono affezionata... magari anche solo perché siamo sulla stessa barca! E' così, ognuno di noi è solo, solissimo, ma siamo anche tutti insieme nella stessa barca, coinvolti nella stessa avventura, immischiati nello stesso problema (la vita). Ed ecco perché ti leggo, anche quando sei monotono :-) Tra l'altro, c'è sempre la concreta possibilità che da un momento all'altro tutto cambi e una felicità insperata travolga la tua monotona esistenza. Stai all'erta! ;-)

undercoverman ha detto...

Cara Ilaria, mi piace il tuo essere positiva, sempre e comunque.
Leggo e rileggo il tuo ultimo capoverso, lo porto con me ed aspetto, senza aspettare, di essere travolto veramente. Chissà!?!