
lunedì 31 dicembre 2007
Aspetterò

No grazie!

Nel Rapporto Nazionale del 2006 “Uso dei farmaci in Italia”, emesso dall’Osservatorio Medico, si legge che è possibile curare con farmaci alcuni dei disturbi psichici. Per la precisione è possibile trattare la Depressione Maggiore, i Disturbi Nevrotici, i Disordini Psichiatrici e le Psicosi non Organiche.
Per tutte queste patologie, ammesso che lo siano, sono quattro i principi attivi più prescritti, e di conseguenza assunti: Paroxetina, Citalopram, Sertralina, Escitalopram. Questi principi attivi sono contenuti in farmaci quali Seroxat, Zoloft, Seropram, Cipramil e Cipralex, tutti prodotti e distribuiti da due multinazionali del farmaco: GlaxoSmithKline e Lundbeck. In apparenza la Eli Lilly, produttrice del ben noto Prozac (Fluoxetina) e del meno noto Cymbalta (Duloxetina) sta subendo, negli ultimi anni, una certa concorrenza.
Nutro una completa diffidenza nei confronti delle droghe sintetiche ed assimilabili, così come non credo nelle capacità di psicologi e medici.
Quando mi sento dire, “perché non vai da un medico?”, “perché non ti fai dare una mano?”, capisco quanto sia facile essere catalogati come persone malate.
Se non ho voglia di ridere, se non credo che questo mondo assurdo abbia un futuro, se i telegiornali mi nauseano, devo per forza considerarmi un depresso? O meglio, devo pensare di aver contratto la depressione?
No grazie!
sabato 29 dicembre 2007
Rapito
Emilie Simon - Flowers
Emilie Simon - Emilie Simon (2003)
Questa ragazza mi ha rapito. I miei capelli stanno comme quelli di werewolf. Saltello anch'io, insieme alla bimba, in quell'allegro praticello con tante pietre.
venerdì 28 dicembre 2007
Cattivo
Il tempo passa, ed io non cambio, tutto rimane sempre così privo di significato, così insensatamente inutile.
Lo so, siete tutti più buoni.
Io non ci riesco.
Vi chiedo scusa.
Lo so, siete tutti più buoni.
Io non ci riesco.
Vi chiedo scusa.
domenica 23 dicembre 2007
sabato 22 dicembre 2007
Infinita tristezza

Parcheggio l’auto vicino alle aule che in passato ho frequentato, in questa città che uso come rifugio, come dolorosa dimora per questo mio vecchio cuore a pezzi. Mi incammino, a stomaco vuoto, verso il centro. Maledico l’autista di un autobus che sfreccia sulle strisce pedonali, lo faccio a voce alta, senza volerlo, e attiro l’attenzione di alcuni passanti. Proseguo alla ricerca di me stesso, senza rendermi conto che sono proprio li con me. Oggi, incrocio molta bella gente ed anch’io, vestito di tutto punto, mi sento un po’ bello, diciamo che una leggera bellezza malinconica ricopre il mio volto, oggi senza peli e con i capelli pettinati. La gente è dappertutto, esce dagli angoli per sparire dietro ad altri vicoli, sbuca dai portici e si muove in ogni direzione, da non crederci. Un signore con la pipa, lascia un ricordo nelle narici, ed io incespico su di un tombino, l’ho guardato bene, era diverso dagli altri, li stanno cambiando. Se guardi una cosa con attenzione finisci per inciamparci sopra, accidenti. Vivo questa giornata senza scopo, come l’intera mia vita e non riesco a maledirmi.
Mi ci vuole del tempo per trovare il libro che devo comprare, hanno cambiato l’ordine degli scaffali e dei reparti, questa libreria sta peggiorando, si sta vestendo di modernità. Un giovane si scontra con una commessa, non riescono a mettersi d’accordo su chi dei due debba portare il libro alla cassa. Io no, non ho la tessera, l’ho detto anche al benzinaio, non mi interessano i punti, non voglio avere tessere, premi, sconti, voglio solo pagare i libri ed uscire.
Mi fermo un attimo davanti ad una vetrina, una paio di scarpe settecento euro, ho sbagliato vetrina. Un mimo argentato, mi strizza l’occhio ed io non riesco nemmeno a salutarlo. Ancora bella gente incrocia il mio cammino, vorrei urlare la mia solitudine, ma lascio perdere ed entro nel secondo negozio. Vorrei acquistare “Strade perdute” di David Lynch, ma non lo trovo, porto alla cassa Oxygene new master recording ed assisto al piccolo show della giovane commessa. Mi coglie di sorpresa con il suo sorriso e le sue battute, cerco di nascondere il mio imbarazzo, ma credo di non esserne in grado. Mi saluta con sorrisoni e battutone, lascio il negozio incredulo.
Un altro mimo, questa volta dorato, tenta di fingersi immobile, ci riesce talmente bene, che non lo nota nessuno.
Non so cosa pensare di queste feste e dei prossimi varietà, so che non riuscirò a trascorrerle con serenità, so che anche quest’anno perderò un’altra possibilità.
A casa, mi siedo in silenzio, e mi lascio stare.
Sono triste. Domani, forse, non lo sarò più.
martedì 18 dicembre 2007
La mia pianta

Nell’angolo della porta, vicino al tappeto blu e nero, sembra un piccolo ciuffo verde privo di significato.
Ogni sera, quando rientro la trovo li, con la sua fierezza ed indifferenza e sorrido.
Sorrido ad una pianta; comincio a pensare a me stesso come ad un povero uomo.
domenica 16 dicembre 2007
Morto

Il mio cervello non mi lascia stare. Spinge il mio pensare da cose sensate a cose per niente pertinenti. Il sistema "cuèrti" attira la mia attenzione, impossibile dedurlo senza aver mai visto i martelletti incontrarsi sulla carta.
Io, nato per vivere da solo, non ne ho la forza. Ormai sono stanco anche di commiserarmi, senza un particolare motivo. Racchiuso nella parte più buia e nascosta, che anche tu ti porti dentro, non riesco e non voglio uscirne. Non voglio credere alle grandi illusioni confezionate, alle promesse di soddisfazione, alla realtà virtuale che ci viene continuamente offerta. So di non poterti incontrare, so che è meglio così, so di dover smettere di scriverti. Non serve a farci sentire vicini, serve a riempire quel che resta del cuore, di piccole ed inutili illusioni. Scriverò ancora, non so di cosa e non so perché, ma lo farò. Non avrò niente da dire, come niente ho detto fino ad ora.
Quello che c’è la fuori è tutto finto. Ho bisogno di qualcosa di vero.
Il vento bussa alla mia finestra, ma lascio stare sia lui sia la finestra e mi siedo sul divano. Ascolto il mio corpo, quei piccoli doloretti che scorrono lungo i muscoli e le giunzioni, il torace che segue la frequenza del respiro, il cuore che batte nelle orecchie. Sono carne, involucro di me, strumento meccanico vivo, contenitore di informazioni emozionali. Reagisco agli stimoli sensoriali, non sono ancora morto. Il corpo è vivo e sano, in buona salute. “Prima cosa la salute”. Appunto, da questa prima cosa devo partire. So di dover lavorare sulla salute della mia mente. Devo rendermi libero dai condizionamenti del passato, da quello che mi ha reso come sono. Devo riuscirci da solo.In questo luogo nero, come la mia esistenza, dove il bicchiere mezzo vuoto, lo è grazie alla fisica, mi interrogo sul mio futuro. Penso alla copertina di Oxygene, a quello che sta sotto, a quello che non è immagine, ma che rimane celato, custodito, perché fa paura, come il teschio, vuoto e severo che nascondi sotto alla tua carne. Penso a Memento: “Quando bacio il tuo labbro profumato, cara fanciulla non posso obliare che un bianco teschio vi è sotto nascosto. Quando a me stringo il tuo corpo vezzoso, obliar non poss'io, cara fanciulla, che vi è sotto uno scheletro nascosto. E nell'orrenda visione assorto, dovunque o tocchi, o baci, o la man posi, sento sporger le fredde ossa di un morto”, poesia amica, di quest’uomo che non può fermarsi in superficie.
Se ce la farò, fra non molto, andrò ad immergermi nell’acqua. Acqua ricca di cloro, acqua che isola e che amplifica il dolore della mente, poi, con la forza di un cadavere ambulante tornerò alla mia dimora, lontano da tutto e senza alcuna speranza.
Non sono morto, ma oggi vorrei esserlo.
martedì 11 dicembre 2007
Troppo tardi
Wilson Pickett - It's too late (1963)
(Doo-doo-doo's)
It's too late (too late, too late)
Said it's too late, yes it is (too late)
My love is gone away to stay (too late)
Don't you know it's too late now
Listen, children, I wanna tell you this
It's too late to cry (too late to cry)
It's too late to cry now (too late to cry)
My love is gone away, yes she has (too late)
Wo wo (too late) she has (too late)
(spoken):
I just guess that you're wonderin' why I always sing a sad song
But you see, I had a woman who was very good to me & I can remember the times she used to sit down & tell me these words:
Said, "Pickett, I want you to know I love you from the bottom of my heart & whatever you need, I don't want you to go to your mother, your father, your sister or your brother I'll be a leadin' pull when you're fallin' down
When all your money's gone, I want you to know you can count on me" But I didn't appreciate that woman then
You know what? I had to run & chase after every little girl around town
So finally one day I got home & I found my little girl gone & people, you know it hurt me so bad (ha ha) I had to hang my little head & cry
Then I began to read the letter she left for me layin' there; it read like this, children
It's too late, she's gone, oh (she's gone)
"It's too late I'm gone away" (she's gone)
Ah yeah (too late) don't you know it, children (too late)
Yeah yeah yeah yeah yeah yeah
Say it one more time (too late) listen (too late)
I wanna hear you understand what I'm talkin' about (too late)
(Doo-doo-doo's)
It's too late (too late, too late)
Said it's too late, yes it is (too late)
My love is gone away to stay (too late)
Don't you know it's too late now
Listen, children, I wanna tell you this
It's too late to cry (too late to cry)
It's too late to cry now (too late to cry)
My love is gone away, yes she has (too late)
Wo wo (too late) she has (too late)
(spoken):
I just guess that you're wonderin' why I always sing a sad song
But you see, I had a woman who was very good to me & I can remember the times she used to sit down & tell me these words:
Said, "Pickett, I want you to know I love you from the bottom of my heart & whatever you need, I don't want you to go to your mother, your father, your sister or your brother I'll be a leadin' pull when you're fallin' down
When all your money's gone, I want you to know you can count on me" But I didn't appreciate that woman then
You know what? I had to run & chase after every little girl around town
So finally one day I got home & I found my little girl gone & people, you know it hurt me so bad (ha ha) I had to hang my little head & cry
Then I began to read the letter she left for me layin' there; it read like this, children
It's too late, she's gone, oh (she's gone)
"It's too late I'm gone away" (she's gone)
Ah yeah (too late) don't you know it, children (too late)
Yeah yeah yeah yeah yeah yeah
Say it one more time (too late) listen (too late)
I wanna hear you understand what I'm talkin' about (too late)
Fastidio

sabato 8 dicembre 2007
Forse

Non ne hai voglia di partire, quest’anno non ne hai voglia, ma come l’anno scorso, prepari la valigia, percepisci il disagio, la nostalgia dell’arrivederci, di quell’essere umano che lasci per incontrarne un altro, che a sua volta lascerai per tornare al punto di partenza. Una sorta di ciclo, che ti vede ogni volta diverso, ma senza che tu te ne renda conto. Parti con la tristezza nel cuore, che ancora ti sembra vivo, perché lo senti, perché ti chiede di fermarti, ma tu non puoi e allora non lo ascolti. Parti e guardi dal finestrino, il verde, sempre uguale, ma diverso ogni volta, le case, i palazzi e i prati, quanti prati, ma saranno prati? Non lo so, l’erba non sembra molto in forma, forse è tutto morto, e quei campi coltivati, li vicino alle rotaie, non produrranno certo cibo, non lo credi possibile. Chi mangerebbe del pane con farina cresciuta ai piedi dell’autostrada? Chi? Fumi qualche sigaretta, ti senti grande, stai viaggiando da solo, sono più di cinquecento chilometri, sei veramente un ometto. Ma sei triste, e non ti sai spiegare il perché. Forse perché sai che quando aprirai la valigia, il tempo non si fermerà e non potrai buttarla via, perché dovrai fare ritorno. Ma da dove sei partito non lo ricordi più, non sai se torni quando sei qui o se parti da qui per tornare li, non lo sai. La cosa che sai è che dovrai partire nuovamente. Non appartieni a nessun luogo.
E’ così che ti ritrovi solo, dopo molti anni, intrappolato su quel treno a guardare fuori senza riuscire a vedere nulla. Non sai nemmeno se il treno si sta muovendo, se è giorno o notte. Non fumi da quasi tre mesi, ma in mano hai una bottiglia. Scrivi perché nessuno scriverà di te, e di te non potrai leggere nessuno scritto. Scrivi perché sei triste, scrivi perché hai paura. Scrivi perché essere soli fa paura. Domani sarai li, all’uscita dell’autostrada, domani non sarai solo. Sarai spaventato, senza forze e molto triste, ma non lo darai a vedere. Fingerai serenità.
Domani, forse, sarai sereno veramente, senza fingere. Forse.
martedì 4 dicembre 2007
Sento

Sento il sangue fluire in me, lo sento così vicino, come se io fossi presente in ogni tessuto, in ogni vena.
Sento la tensione, accumulata con il passare delle ore, la giornata finisce, lei non se ne va.
Sento il dolore, in queste mie ormai vecchie ossa.
Sento l’aria poggiare le sue mani sul mio volto.
Sento le note di questa canzone, così sciocca.
Sento l’odio che cresce, mai ho odiato più di quanto non stia odiando me stesso.
Sento la disperazione, crescere, espandersi, invadere ogni mia cellula.
Sento le grida che vorrei urlare, ma non ho voce, questa sera non ce l’ho.
Sento la tua voce, che da molto tempo non mi parla più.
Sento il tuo respiro, che più non ruba il mio spazio.
Sento la fronte poggiarsi sui miei palmi.
Sento il sapore di quello che non ho assaggiato.
Sento il rumore di cristalli di neve, che non cadranno più su questo mio corpo.
Sento il peso di questa mia condanna.
Sento di essere vivo.
Sento e non vorrei.
domenica 2 dicembre 2007
Grigio
sabato 1 dicembre 2007
Novemila

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